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Filu di riordi (Filo di ricordi) FILU DI RIORDI Era nicare

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FILU DI RIORDI

 

Era nicaredda ma stu riordu nun scumpari,

fussi bellu si n’arreri putissi arriturnari

e supra lu scaluni di ‘na porta mi putissi assittari,

talìari ‘i picciriddi a unu a unu satari supra un peri

e ricchi e poviri, cu iocu di campana, essiri uguali…

poi ca strummula mi mittissi a iucari, fari evoluzioni

e, all’avutri, acchianareddu li vidissi satari.

“… Ciavuru di zagara”!!!

Pensu, cu tanta nustalgia, li passiati pi campagni in alligrìa

‘u ciavuru du zagara e ‘i ficurinnia cu li spini  cugghiuti tutti li matini,

Puteva caminari pi trazzeri e pi iardina

e cogghiri ciuri bianchi e russi ‘a livatura.

‘U ciavuru da stadda mu riordu! Vacchi, muli e cani,

cati di latti friscu ogni matina mentri, dintra ‘na gaggia,

l’aceddu vulìa vulari.

“… Ciavuru di gelsuminu”!!!

Donna Pitrina… ‘nzoccu cusi ddà fora sutta l’arburu di gelsuminu!?

Trasissi, l’aria è ancora frisca comu ogni matina”!

Signora Ninetta, li vuliti ‘sti ciuri?

Li cugghivu ora, calatu lu suli;

di ciavuri diversi sunnu profumati,

di acqua e di sapuni pi tia sunnu cugghiuti”

Signorina Ina… la pigghiò ‘a bagnina?

Ci cugghivu ‘n campagna ‘a lattuchina”!

Nonno Giuvanninu canticchiava

mentri l’argentu… ‘na pusata addivintava.

E’ un filu di riordi ‘sti vuci e ‘sti pinzeri comu si fussi ajeri:

‘i babbaluci lassavanu la scia, lu suli surgia, facìa acchianareddu

e lu munnu parìa ‘na cumpagnìa.

“… Ciavuru di ragù”!!! 

C’era collaborazioni e la burgata profumava di ragù;

parìa fatta di casuzzi ‘i marturana pusati ddà cu tanta attenzioni.

“Jucamu a moscaceca picciriddi?

Accuminciu iu e vuatri appressu a mia”. Quanti riordi…

“… Ciavuru di vita”!!!

Chista è a me’ famigghia vistuta d’amuri, travagghiu e onuri.

Lu tempu passa e, spissu, s’arribella:

assicuti un riordu, un minutu, ‘na lacrima o un sorrisu

e tuttu arritorna comu a prima, na testa rivivi lu to’ munnu ‘i picciridda.

 

FILO DI RICORDI. Ero piccola ed il ricordo non scompare sarebbe bello poter tornare indietro, sedermi sulla soglia della porta e guardare i bambini giocare saltando su un piede e ricchi e poveri essere uguali giocando col gioco di campana, poi con la trottolina di legno farei tante evoluzioni e guarderei gli altri bimbi saltare. “… Fiore di zagara e gelsomino”! Penso con tanta nostalgia le passeggiate in campagna in allegria e la raccolta dei fichidindia al mattino. Potevo camminare per trazzere e giardini e raccogliere fiori di campagna al mattino. Ricordo l’odore della stalla. Mucche, muli e cani, secchi di fresco latte munto al mattino mentre un uccello in gabbia voleva prendere il volo. “Donna Pitrina… cosa cuce là fuori tra mandorle e lupini!? Entri, l’aria è ancora fresca al mattino”! “Signora Ninetta, volete questi fiori? Raccolti adesso al tramonto; hanno profumi diversi, di acqua e di sapone per te li ho raccolti”. “Signorina Ina… l’ha presa la bagnina?  Ho raccolto per lei la lattughina”! Nonno Giovanni canticchiava mentre lavorava posate d’argento. E’ come un filo che cuce voci e pensieri come fosse ieri: le lumache che lasciavano la scia con la bava, il sole che sorgeva lento ed il mondo sembrava in compagnia. C’era collaborazione e la borgata appariva come fatta di casette di martorana poggiate là con attenzione. “Giochiamo a moscacieca bambini? Inizio io e voi seguite me”.  Quanti ricordi…  Questa è la mia famiglia vestita di amore, lavoro e onore. Il tempo passa e, spesso, si ribella: rincorri un ricordo, un minuto, una lacrima o un sorriso e tutto sembra tornare come prima, nella testa rivive il tuo mondo di bambina.  

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